La lavorazione della Seta
La gelsi-bachi-sericoltura:
dal gelso al tessuto
Descrizione dettagliata delle fasi del processo di lavorazione della seta.
IL MESTIERE DEL "BACHISERICOLTORE"
Il mestiere del “Bachisericoltore” è uno dei più antichi e interessanti del mondo. L’Italia (soprattutto la Calabria e la Sicilia), nei secoli scorsi, nel panorama mondiale, ha avuto in questo settore un ruolo di primo piano per quanto riguarda la quantità, le tecniche di lavorazione e la qualità di seta prodotta. Basti ricordare i damaschi in seta che si producevano a Catanzaro e la quotazione della seta nazionale che avveniva in piazza dei “Follari” (bozzoli) di Cosenza. Molto importante è stato anche l’aspetto sociale, economico, artistico e storico che la Bachisericoltura, con tutto il suo indotto, ha prodotto in quasi tutte le regioni d’Italia. Oggi, dopo un lungo periodo di declino. si sta vedendo qualche positivo segnale di ripresa, soprattutto in Calabria, proprio dove approdò dall’oriente per la prima volta intorno all’anno 1000. Segno che la storia si ripete?
E’ doveroso far rinascere la bachisericoltura e valorizzare la maestria artigianale di questo antico mestiere, potenziando tutto il suo valore attraverso l’uso delle moderne tecnologie, diffondendone la conoscenza e favorire così la fruizione del bene.
Tra i servizi che lo “Studio Tecnico Tessile Filippelli” offre vi è proprio quello di progettazione e assistenza dell’intera filiera della Gelsi-Bachi-Sericoltura, che va dalla coltivazione delle diverse varietà di gelso fino alla produzione della seta e alla tessitura della stessa, senza trascurare le altre attività collaterali come:
- l’utilizzo del frutto, delle foglie e del legno di gelso;
- l’estrazione e l’impiego dell’olio di crisalide per usi farmaceutici;
- l’uso della sericina e dei bozzoli nella cosmesi;
- l’utilizzo della fibroina e della sericina nei saponi;
- la creazione di oggetti artistici e accessori moda ricavati dai bozzoli, dai filati e dai tessuti (fiorellini colorati, bomboniere, collane, orecchini, bracciali…).
FASE AGRICOLA: dalla pianta del gelso al bozzolo
PIANTAGIONE E COLTIVAZIONE DL GELSO: dato che le foglie di gelso, sia bianco sia nero, sono l’unico alimento del baco da seta, sono state selezionate delle varietà di piante (florio, morettino, ichinose, kokuso) in grado di assicurare un periodo più lungo di vegetazione fogliare, che va da maggio a ottobre. Il clima mite di alcune regioni meridionali, come la Calabria, permette di effettuare più cicli d’allevamento all’anno. La piantagione viene realizzata a prato gelso, cioè con la distanza di un metro tra le piante e di circa due metri tra le file. Le piante vengono mantenute basse per ovvi motivi di raccolta delle foglie e del frutto. Nonostante si stiano sperimentando altri tipi di mangimi artificiali per fare allevamenti durante tutto l’arco dell’anno, la dolce foglia di gelso bianco, e quella più consistente e fibrosa del gelso nero, rimangono ancora il migliore alimento nutritivo del baco da seta (bombix mori).
INCUBAZIONE DEL SEME BACHI: le piccolissime uova o semi di bachi, grandi come una testa di spillo e dal peso irrilevante (20.000 uova che compongono un telaio pesano circa 10 grammi), per potersi schiudere e dar vita alle larve, vanno tenute in incubatrice per 13 giorni. Durante questo periodo la temperatura, che inizialmente deve essere di 12,5° C., va fatta salire gradualmente fino a raggiungere i 26°C negli ultimi giorni. L’umidità, invece, deve essere mantenuta costante tra 80 ed 85 %. Durante l’incubazione, l ’illuminazione naturale o artificiale, dovrà essere regolata in maniera che a 18 ore di luce dovranno seguire sei ore di buio. Mentre il tredicesimo ed ultimo giorno si manterrà il buio totale per favorire la schiusa che inizia di mattino e si protrae per circa nove ore.
PRIMA ETA’ LARVALE: va dalla nascita fino al quinto giorno che coincide con la prima muta. Alla nascita le larve pesano 0,5 mg. ed hanno una lunghezza di 1-2 millimetri; durante la muta esse non mangiano, restano immobili e cambiano la pelle. L’alimentazione è a base di foglie di gelso fresche ma asciutte, tagliate finemente in striscioline da 1-3 mm. In questa prima età il consumo di foglia, rapportato a 20.000 bachi, è di circa 2 kg., mentre lo spazio di cui necessitano è di 1mq.
SECONDA ETA’ LARVALE: dura tre giorni, il quarto è dedicato alla seconda muta; consumano 6 kg di foglie tagliate a strisce da 3 a 6 mm ed occupano una superficie di 2mq. Durante questa fase si pratica almeno un cambio letto che consiste nell’eliminare i residui dell’alimentazione, le deiezioni e le esuvie larvali (la vecchia pelle sostituita durante la muta) dal piano di allevamento. Il cambio letto si effettua facendo migrare le larve su appositi fogli di carta forata, posti sulle larve stesse, sui quali è stata cosparsa della foglia tritata fresca. I bacolini affamati, attratti dall’odore dal pasto fresco, tendono a salire attraverso i minuscoli fori sul nuovo letto che sarà sistemato su un altro ripiano.
TERZA ETA’ LARVALE: dura cinque giorni e durante il quinto giorno avviene la terza muta. La superficie occupata è di 4-5 mq. La foglia occorrente, tritata in strisce da 6 a 15 mm, è di 30 kg. e si effettuano due cambi letto.
QUARTA ETA’ LARVALE: dura sette giorni, durante il sesto ed il settimo giorno si completa la quarta ed ultima muta. Lo spazio necessario va da 6 a 10 metri quadrati. Il consumo di foglia intera è di 75 kg; dalla quarta età in poi il cambio letto non sarà più necessario perché i bachi vengono sistemati col sistema del “pezzone friulano” cioè a terra su apposite lettiere e non più su graticci a castello.
QUINTA ETA’ LARVALE: dura da sette a nove giorni. In questa fase le larve raggiungono il massimo sviluppo. Il loro peso sarà aumentato di circa 10.000 volte ed il volume di 6.000 rispetto a quello iniziale. La lunghezza, invece, di 80-90 volte. Durante la quinta età, le larve, riferite sempre ad un numero di 20.000 cioè un telaietto, divorano circa 250 kg, di foglia, o meglio 600 kg. di rami di gelso, dato che non è più necessario staccare le foglie dai rami ma somministrarle intere. Lo spazio necessario è di circa 20 metri quadrati.
SALITA AL BOSCO: questa fase dura mediamente dieci giorni, durante i quali cessa la somministrazione dei pasti per favorire il processo di autodepurazione che rende i bachi lucidi e quasi trasparenti, essi eseguono movimenti ondulatori, ergono il capo e vagano tra i rami alla ricerca di un posto dove iniziare l’emissione della bava serica con la quale “tesseranno” il bozzolo. Il posto che i bachi prediligono è situato sempre più in alto rispetto al letto dove sono vissuti nelle ultime due età ed il bosco, formato da rami di ginestra, erica, paglia, o moderne raggiere di plastica, è allestito sul letto stesso che ormai è diventato alto più di 80 centimetri. Ultimata la costruzione del bozzolo, che può durare dai tre ai quattro giorni, il baco vi rimane volutamente imprigionato per subire la metamorfosi in crisalide e poi in farfalla.
SBOZZOLATURA: la raccolta dei bozzoli non deve avvenire prima di dieci giorni dall’inizio della salita al bosco. Qualora si procedesse alla raccolta anticipata si provocherebbe un’elevata mortalità delle larve che non hanno completato il fenomeno della ninfosi, con conseguente deprezzamento commerciale dell’intera partita di bozzoli.
DEL BOZZOLO: i bozzoli, destinati alla trattura della seta, entro due o tre giorni dalla raccolta devono essere essiccati ad una idonea temperatura. I bachi utilizzati per la riproduzione fuoriescono dal bozzolo trasformati in farfalle attraverso un’apertura che si procurano emettendo una goccia di un liquido corrosivo. Successivamente provvedono all’accoppiamento e quindi alla deposizione delle uova.
SPELAIATURA E CERNITA: l’operazione di spelaiatura, sia a mano sia meccanicamente con appositi cilindri ruotanti, consiste nel pulire il bozzolo da una specie di bambagia serica, detta appunto spelaia, che lo avvolge esternamente e che serviva per ancorarlo al “bosco”. Con la cernita, invece, si seleziona il bozzolo in base alla dimensione, allo stato e alla forma.
FASE ARTIGIANALE/INDUSTRIALE: dal bozzolo al tessuto
TRATTURA DELLA SETA: consiste nel far macerare i bozzoli in acqua calda per sciogliere la sericina e renderli dipanabili, provocando nel frattempo lo scollamento della bava serica che a più capi sarà raccolta a matasse. L’operazione può essere fatta a mano, come si faceva una volta, in apposite bacinelle e su macchine meccaniche o addirittura elettroniche, controllate da computer, dette filande. Il filato che si ricava dalla trattura è detto, appunto, seta tratta o a fibra continua. Mediamente da un bozzolo si ricavano 1.500 metri di bava. Il sistema tradizionale praticato in passato nelle famiglie consiste nel versare in acqua riscaldata a circa 90 gradi una certa quantità di bozzoli, in rapporto al diametro del filo che si desidera ottenere e tenerli in immersione per qualche minuto, per sciogliere la sericina e provocare lo scollamento delle bave. Subito dopo, con una sorta di scopino fatto da rametti d’origano, erica o saggina, si esegue la scopinatura, roteando alternativamente ed orizzontalmente lo scopino sui bozzoli galleggianti. Così facendo si cerca di pescare più capi bave possibili che, uniti in un unico filo ed ancorati al pollice della mano che impugna l’aspo, vengono raccolti a matasse utilizzando semplicemente un aspo di legno (matassàru). Per rendere maggiormente uniforme il diametro del gruppo di bave, che diventa un filo a capo unico per effetto della sericina, si fanno scorrere, durante l’aspatura, nel pugno serrato dell’altra mano che, in qualche modo, sostituisce la torta di filanda e funge anche da freno, da guida e da stribbia. La seta ricavata dalla dipanatura dei bozzoli è detta di prima scelta o seta tratta.
FILATURA DEI CASCAMI SERICI: dai bozzoli difettosi, piccoli, forati, macchiati e incompleti, così come dagli scarti della trattura e dalla spelaia, si ricava, attraverso opportuni procedimenti (come la desericinizzazione, la cardatura e la pettinatura), un materiale fibroso, tipo la lana pettinata, che viene filato a mano o su macchina filatrice. La seta che si ricava è detta a fibre corte o più precisamente schappe.
TORCITURA DELLA SETA: con la torcitura, sia a mano con il fuso che a macchina con il torcitoio, si conferisce al filato un determinato numero di giri al metro che lo rende più resistente, uniforme e idoneo all’uso cui è destinato. Usato in trama e maglieria dev’essere poco ritorto per non comprometterne la morbidezza, molto ritorto per ordito o altro che prende il nome di organzino; super ritorto per realizzare tessuti crespati, saturazione in chirurgia, filati cucirini, ecc.. La prima torcitura della seta avviene di solito allo stato greggio, cioè ancora carica di sericina, sostanza cementante che tiene saldate le fibre seriche; in questo caso prende il nome di seta greggia o cruda.
SGOMMATURA DELLA SETA: sottoponendo la seta greggia ad operazioni di bollitura in acqua saponata, anticamente si soleva aggiungere urina di cavallo per una più efficace sgommatura; la sericina si scioglie completamente e la seta acquista le caratteristiche proprie di lucentezza, flessibilità, morbidezza e colorazione tendente al bianco puro; queste caratteristiche ne fanno da sempre la fibra più preziosa e desiderata per eccellenza.
TINTURA NATURALE DELLA SETA: viene realizzata esclusivamente con pigmenti naturali, provenienti per la maggior parte dal mondo vegetale, reperibili in loco: liquirizia, fiori di ginestra, ricci e corteccia di castagno, cipolla di Tropea, mallo e foglie di noce, edera, more di gelso, papavero, mirto, alloro, melograno, ebbio, e tante altre sostanze. Il procedimento è relativamente semplice ma accurato. La prima fase consiste nell’estrazione della tintura madre dalle sostanze tintorie, attraverso la macerazione, ove necessaria, e la bollitura. Successivamente si procede con la tintura vera e propria che generalmente avviene per bollitura o a freddo. Viene adoperata l’acqua del mare, sia perché, essendo salata, fissa meglio il colore, sia per risparmiare quella potabile; per mordenzare, invece, oltre al sale da cucina e all’aceto, vengono utilizzati sali minerali.
TESSITURA DELLA SETA: tantissimi sono gli usi ed i prodotti che si possono ricavare dalla lavorazione della seta. Nel campo della tessitura e della maglieria si realizzano tessuti e capi d’abbigliamento con le più svariate e particolari caratteristiche. Si possono conferire ai tessuti, con appropriate lavorazioni, le seguenti proprietà: morbidezza, trasparenza, leggerezza, cadenza, lucentezza, freschezza, resistenza, cresposità, rigidezza, ecc.. La tessitura della seta si può effettuare su ogni tipo di telaio, dai più antichi e rudimentali a quelli modernissimi, veloci e computerizzati.
…tanto per rendere l’idea della bellezza e piacevolezza della seta, un antico detto dice:
“Chi vuol vedere Dio si vesta di seta”.